Whispering Sands
Regia: Nan Triveni Achnas
Interpreti: Christine Hakim, Dian Sastrowardoyo, Slamet Rahardjo, Didi Petet, Dik Doank.
Origine: Indonesia, 2001
Altra recensione riveduta e corretta di un bel film indonesiano presentato all'Asian Film Festival edizione 2005 di Roma. Pescatelo in qualsiasi modo che ne vale veramente la pena.
Daya e suo madre Berlian vivono in un piccolo villaggio isolato in riva al mare. Il padre della ragazza, un venditore ambulante, li ha abbandonati anni prima per cercare fortuna. Berlian, donna fredda e chiusa, vigila severamente sulla sua ragazza. Daya ama la natura e ama stendersi sulla sabbia per ascoltare i sussurri che dichiara di sentire provenire da essa. Quando una serie di omicidi colpisce il villaggio delle due donne, madre e figlia decidono di abbandonarlo.
Tutto il dolore e la poesia del crescere è presente in questo suggestivo film indonesiano. Una ragazzina che riesce ad ascoltare i sussurri della sabbia vive con la madre in un piccolo villaggio in riva al mare. Aspetta il padre, che è partito ormai da molto tempo. Arriverà la guerra, e porterà con sé dolore e lacrime, ma anche crescita e maturazione.
Berlian è una donna iperprotettiva nei confronti di sua figlia, addirittura non la chiama neanche per nome, ma con un generico “figlio”, per negare la sua identità di (piccola) donna. Crescere per Daya è difficile, senza un padre, e con una madre chiusa e avara di affetto. All’inizio la ragazza vive in un mondo difficile, ma incantato, in cui c’è posto per la magia e i giochi; in seguito, il ritorno del padre e l’insistenza della zia, che la invita a visitare la “grande città”, la portano a crescere, a diventare consapevole delle regole, a volte ingiuste, della società. Diventa donna, ma non per questo, per fortuna, dimentica la magia del canto della sabbia.
La bellezza di questo film è tutto nelle sue immagini, nel set naturale che appare così alieno e misterioso, nella musica tradizionale fatta essenzialmente di percussioni che lo attraversa da cima a fondo e dona alle scene un respiro magico.
Alcune scene rimarranno impressa per molto tempo nella mente degli spettatori: la prima apparizione di Daya sulle dune battute dal vento; la fuga di madre e figlia nella notte dal villaggio in fiamme; la danza della zia sulla sabbia; gli uomini che emergono dalle sabbie dopo una tempesta; Daya che cammina con una maschera indossata all'incontrario per sfuggire, racconta la leggenda, agli spiriti malefici del deserto.
La regista è alla sua opera prima, e se un difetto il film lo ha, è quello di voler dire troppo in troppo poco spazio, ma Nan Triveni Achnas sa come raccontare per immagini, utilizzando gli elementi naturali e i suoni come elementi principali dell’inquadratura: il vento, onnipresente, la sabbia che scivola sui vestiti, che si solleva inquieta e colpisce i volti, le onde del mare…; lo stesso rapporto tra madre e figlia è fatto di silenzi e piccoli gesti, piuttosto che di parole.
La bellezza del film non sarebbe completo senza la bellissima protagonista, la piccola Dian Sastrowardoyo, modella prima che attrice, al suo secondo lavoro, che contribuisce non poco alla buona riuscita del film prestando la sua figura eterea e aggraziata e una recitazione naturale e spontanea. A lei si affianca la veterana Christine Hakim, conosciuta per La Principessa del monte Ledang.
Interpreti: Christine Hakim, Dian Sastrowardoyo, Slamet Rahardjo, Didi Petet, Dik Doank.
Origine: Indonesia, 2001
Altra recensione riveduta e corretta di un bel film indonesiano presentato all'Asian Film Festival edizione 2005 di Roma. Pescatelo in qualsiasi modo che ne vale veramente la pena.
Daya e suo madre Berlian vivono in un piccolo villaggio isolato in riva al mare. Il padre della ragazza, un venditore ambulante, li ha abbandonati anni prima per cercare fortuna. Berlian, donna fredda e chiusa, vigila severamente sulla sua ragazza. Daya ama la natura e ama stendersi sulla sabbia per ascoltare i sussurri che dichiara di sentire provenire da essa. Quando una serie di omicidi colpisce il villaggio delle due donne, madre e figlia decidono di abbandonarlo.
Tutto il dolore e la poesia del crescere è presente in questo suggestivo film indonesiano. Una ragazzina che riesce ad ascoltare i sussurri della sabbia vive con la madre in un piccolo villaggio in riva al mare. Aspetta il padre, che è partito ormai da molto tempo. Arriverà la guerra, e porterà con sé dolore e lacrime, ma anche crescita e maturazione.
Berlian è una donna iperprotettiva nei confronti di sua figlia, addirittura non la chiama neanche per nome, ma con un generico “figlio”, per negare la sua identità di (piccola) donna. Crescere per Daya è difficile, senza un padre, e con una madre chiusa e avara di affetto. All’inizio la ragazza vive in un mondo difficile, ma incantato, in cui c’è posto per la magia e i giochi; in seguito, il ritorno del padre e l’insistenza della zia, che la invita a visitare la “grande città”, la portano a crescere, a diventare consapevole delle regole, a volte ingiuste, della società. Diventa donna, ma non per questo, per fortuna, dimentica la magia del canto della sabbia.
La bellezza di questo film è tutto nelle sue immagini, nel set naturale che appare così alieno e misterioso, nella musica tradizionale fatta essenzialmente di percussioni che lo attraversa da cima a fondo e dona alle scene un respiro magico.
Alcune scene rimarranno impressa per molto tempo nella mente degli spettatori: la prima apparizione di Daya sulle dune battute dal vento; la fuga di madre e figlia nella notte dal villaggio in fiamme; la danza della zia sulla sabbia; gli uomini che emergono dalle sabbie dopo una tempesta; Daya che cammina con una maschera indossata all'incontrario per sfuggire, racconta la leggenda, agli spiriti malefici del deserto.
La regista è alla sua opera prima, e se un difetto il film lo ha, è quello di voler dire troppo in troppo poco spazio, ma Nan Triveni Achnas sa come raccontare per immagini, utilizzando gli elementi naturali e i suoni come elementi principali dell’inquadratura: il vento, onnipresente, la sabbia che scivola sui vestiti, che si solleva inquieta e colpisce i volti, le onde del mare…; lo stesso rapporto tra madre e figlia è fatto di silenzi e piccoli gesti, piuttosto che di parole.
La bellezza del film non sarebbe completo senza la bellissima protagonista, la piccola Dian Sastrowardoyo, modella prima che attrice, al suo secondo lavoro, che contribuisce non poco alla buona riuscita del film prestando la sua figura eterea e aggraziata e una recitazione naturale e spontanea. A lei si affianca la veterana Christine Hakim, conosciuta per La Principessa del monte Ledang.
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