Tomie: Forbidden Fruit
Regia di Shun Nakahara
Con: Nozomi Ando, Ayazaki Aoi, Jun Kunimura
Giappone, 2002
I devasta(n)ti abissi dell’inconscio nascondono mostri. La solitudine, la tristezza, la malinconia, la mancanza d’amore possono condurre verso lidi di delirio senza fine. Tomie-Forbidden Fruit, diretto da Shun Nakahara è il quarto capitolo di una saga che comprende Tomie, Tomie: Replay, Tomie: Rebirth, Tomie: Another Face, e che, partito un po’ in sordina e con un primo episodio non riuscitissimo, si è conquistato la sua bella fetta di appassionati. E quest’ultimo capitolo non delude certo le aspettative, presentando fini psicologie, accenni di amori, scene raccapriccianti, qualche balzo dalla poltrona e una regia calibrata ed elegante.
Tomie, adolescente che vive da sola con il padre dopo la morte della madre, è complessata, vessata da tre compagne di scuola e senza amiche. Un bel giorno fa la conoscenza di una ragazza che, come lei, si chiama Tomie. Con lei la ragazza si apre, impara ad apprezzare la vita, si fa più audace, il suo carattere cupo migliora. Il dramma scoppia quando la ragazza porta l’amica a casa. Il padre riconosce nella giovane un suo vecchio amore giovanile presumibilmente uccisa anni prima. Com’è possibile che Tomie sia ancora in vita e bella come allora? In realtà Tomie è un demone (anche se a lei non piace essere chiamata così), il cui scopo è portare alla pazzie le persone che si innamorano di lei. Lei non può morire, e, anche se fatta a pezzi, può rigenerare il suo corpo grazie anche ad una sola cellula. Il demone cerca di plagiare il padre di Tomie, invitandolo ad uccidere la figlia per tornare insieme come ai vecchi tempi.
Ispirato ad un manga di Junji Ito, creatore anche di Uzumaki, il film istilla gelo nelle vene facendo trasparire dalle immagine una inquietudine sincera. E’ restrittivo catalogare la pellicola sotto il genere horror; come nel coreano Memento Mori quello che interessa al regista giapponese è studiare le dinamiche dell’amicizia adolescenziale femminile e si mantiene pudicamente nell’ambito di delicati sentimenti e dolci tenerezze. E proprio con il ricatto dell’amicizia che il demone entrerà nelle vite di Tomie e di suo padre.
Lo stesso demone è una figura raccapricciante ma nello stesso tempo incredibilmente tragica: un essere che cannibalizza i sentimenti, e da essi pretende di essere cannibalizzata (i suoi amanti impazziscono d'amore e la fanno letteralmente a pezzi). Quale metafora migliore dell'amore, sentimento che può giungere ad inaspettate ed estreme vette?
Giocando sull’immedesimazione psicologica di un tema universale come l’amicizia, Tomie racconta del passaggio della zona d’ombra di Conradiana memoria dalla fanciullezza all’adolescenza e lo fa immergendo i protagonisti in un lucido dramma, in un incubo a occhi aperti che forse non è altro che la rappresentazione malata e tutta interiore di una psicologia devastata dalla solitudine. Basti vedere come Tomie accudisce la testa mozzata del demone, come gli dà da magiare, la lava, la fa crescere e poi, ancora insicura, chieda se è una buona infermiera. Anche nella seconda parte, quando l’orrore dovrebbe esplodere in tutta la sua virulenza, il film rallenta, gela le immagini, le rende acquatiche, poco nitide proprio come in un sogno. A suo modo, Tomie è un film poetico, profondo, malinconico.
Bravissime le due attrici protagoniste, a partire da Ayazaki Aoi, fragile e insicura, fino alla idol Nozomi Ando, indimenticabile il suo sguardo freddo e il suo completino rosso che la fa entrare di diritto come la più bella (e agghiacciante) Tomie finora apparsa.
All'epoca della sua uscita venne pubblicizzato come capitolo finale, ma nel 2005 uscirono anche Tomie: Beginning e Tomie: Revenge.
Con: Nozomi Ando, Ayazaki Aoi, Jun Kunimura
Giappone, 2002
I devasta(n)ti abissi dell’inconscio nascondono mostri. La solitudine, la tristezza, la malinconia, la mancanza d’amore possono condurre verso lidi di delirio senza fine. Tomie-Forbidden Fruit, diretto da Shun Nakahara è il quarto capitolo di una saga che comprende Tomie, Tomie: Replay, Tomie: Rebirth, Tomie: Another Face, e che, partito un po’ in sordina e con un primo episodio non riuscitissimo, si è conquistato la sua bella fetta di appassionati. E quest’ultimo capitolo non delude certo le aspettative, presentando fini psicologie, accenni di amori, scene raccapriccianti, qualche balzo dalla poltrona e una regia calibrata ed elegante.
Tomie, adolescente che vive da sola con il padre dopo la morte della madre, è complessata, vessata da tre compagne di scuola e senza amiche. Un bel giorno fa la conoscenza di una ragazza che, come lei, si chiama Tomie. Con lei la ragazza si apre, impara ad apprezzare la vita, si fa più audace, il suo carattere cupo migliora. Il dramma scoppia quando la ragazza porta l’amica a casa. Il padre riconosce nella giovane un suo vecchio amore giovanile presumibilmente uccisa anni prima. Com’è possibile che Tomie sia ancora in vita e bella come allora? In realtà Tomie è un demone (anche se a lei non piace essere chiamata così), il cui scopo è portare alla pazzie le persone che si innamorano di lei. Lei non può morire, e, anche se fatta a pezzi, può rigenerare il suo corpo grazie anche ad una sola cellula. Il demone cerca di plagiare il padre di Tomie, invitandolo ad uccidere la figlia per tornare insieme come ai vecchi tempi.
Ispirato ad un manga di Junji Ito, creatore anche di Uzumaki, il film istilla gelo nelle vene facendo trasparire dalle immagine una inquietudine sincera. E’ restrittivo catalogare la pellicola sotto il genere horror; come nel coreano Memento Mori quello che interessa al regista giapponese è studiare le dinamiche dell’amicizia adolescenziale femminile e si mantiene pudicamente nell’ambito di delicati sentimenti e dolci tenerezze. E proprio con il ricatto dell’amicizia che il demone entrerà nelle vite di Tomie e di suo padre.
Lo stesso demone è una figura raccapricciante ma nello stesso tempo incredibilmente tragica: un essere che cannibalizza i sentimenti, e da essi pretende di essere cannibalizzata (i suoi amanti impazziscono d'amore e la fanno letteralmente a pezzi). Quale metafora migliore dell'amore, sentimento che può giungere ad inaspettate ed estreme vette?
Giocando sull’immedesimazione psicologica di un tema universale come l’amicizia, Tomie racconta del passaggio della zona d’ombra di Conradiana memoria dalla fanciullezza all’adolescenza e lo fa immergendo i protagonisti in un lucido dramma, in un incubo a occhi aperti che forse non è altro che la rappresentazione malata e tutta interiore di una psicologia devastata dalla solitudine. Basti vedere come Tomie accudisce la testa mozzata del demone, come gli dà da magiare, la lava, la fa crescere e poi, ancora insicura, chieda se è una buona infermiera. Anche nella seconda parte, quando l’orrore dovrebbe esplodere in tutta la sua virulenza, il film rallenta, gela le immagini, le rende acquatiche, poco nitide proprio come in un sogno. A suo modo, Tomie è un film poetico, profondo, malinconico.
Bravissime le due attrici protagoniste, a partire da Ayazaki Aoi, fragile e insicura, fino alla idol Nozomi Ando, indimenticabile il suo sguardo freddo e il suo completino rosso che la fa entrare di diritto come la più bella (e agghiacciante) Tomie finora apparsa.
All'epoca della sua uscita venne pubblicizzato come capitolo finale, ma nel 2005 uscirono anche Tomie: Beginning e Tomie: Revenge.
Ho sentito dire che i giapponesi riescono a farti accapponare la pelle per la paura meglio di qualunque americano... Delle mie amiche hanno visto la versione giapponese di The grunge (o meglio the grunge ha preso ispirazione da questo film) e mi hanno riferito di non aver dormito al buio per mooolto mooolto tempo :D
RispondiEliminaEd è per questo che non ho la benchè minima intenzione di vederlo! :)
...è quello il bello di questi film!! Dopo un po' che ne vedi capisci i meccanismi e l'efetto perde un po', ma se sono i primi che vedi le sensazioni che ti danno sono uniche (ovviamente sensazioni di puro terrore!!).
RispondiEliminaE dopo decine e decine di film dello stesso genere visti trovo ancora qualcosa che mi fa gelare il sangue..