The Beast



Recensione delle prime sei puntate.

Il duro del Road House continua a spaccare il culo ai passeri. Patrick Swayze in questa nuova serie da 13 episodi firmata A&E, The Beast, interpreta Charles Barker, un agente dell'FBI specializzato in operazioni sotto copertura. Gli viene affiancato il classico pivello da svezzare, Ellis Dove, interpretato da un convincente Travis Fimmel, una specie di Di Caprio esagitato. I casi procedono tra intrighi, manipolazioni e azione, quando il pivello viene contattato per indagare a sua volta su Barker, sospettato di far parte di un gruppo di agenti che si vende al miglior offerente in lavori sporchi.

The Beast non pretende di essere una rivoluzione televisiva (nell'ambito poliziesco) al pari di The Shield o NYPD, ma fa il suo sporco lavoro e lo fa alla grande. Dei due telefilm citati prende il crudo realismo della messa in scena, trame sempre poco consolatorie, approfondimento dei personaggi, nervose scene d'azione. Chiaramente ispirata a The Departed, la serie indaga sulle vite di questi poliziotti che per mestiere devono interpretare "i cattivi", e a volte rischiano di rimanere intrappolati nel "personaggio". E' il caso della sesta, bellissima puntata, in cui Barker si confronta/scontra con Capone (interpretato da Lou Diamond Phillips) un altro infiltrato, vedendo come in uno specchio distorto le sue paure di non essere più sè stesso (e il bello è che a volte il lato oscuro è più attrante e basta distrarsi per esserne inghiottitti).

Nei sei episodi fino ad ora andati in onda non ci si annoia, le puntate si bevono una dopo l'altra e si seguono con passione (che non è poco), e poi vedere Patrick Swayze di nuovo in azione, anche se minato nel fisico da un cancro al pancreas, è sempre un piacere.
Due parole su questo attore: Patrick Swayze fa parte di quella schiera d'attori troppo spesso sottovalutati con cui molti sono cresciuti, e che ha interpretato film che hanno segnato una generazione: Dirty Dancing, Ghost, Point Break, ormai fanno parte del patrimonio emozionale collettivo, sono punti di riferimento, pietre miliari e termine di paragone per tutti i film venuti dopo che gli devono qualcosa (e penso ai film danzerecci che tanto successo hanno presso un pubblico di teenager, così come un film come Fast & Furious ha una trama spudoratamente copiata da Point Break, con le macchine al posto delle tavole da surf). E poi c'è lui, Patrick Swayze, che può ballare come un angelo, picchiare duro o interpretare un criminale filosofo, sempre con stile e fascino.

Per cui bentornato Patrick, e, ti prego, rimani il più possibile...
...ma tanto lo so che se dovessi sparire è perchè stai inseguendo la Grande Onda da qualche parte in giro per il mondo...



Commenti

  1. Non sapevo nulla di questa serie ma la recupero al volo proprio perchè c'è il buon Patrik! Dopo quello che ha passato sarà bello vederlo nuovamente all' opera!!!

    RispondiElimina
  2. Come si dice: è minato nel fisico ma non nello spirito!!

    RispondiElimina
  3. Non avevo mai sentito di questa serie, ma mi hai incuriosito. E poi Swayze mi e' sempre piaciuto, soprattutto in Point Break (mi ricordo anche il professore pedofilo in Donnie Darko!)

    RispondiElimina
  4. In Point Break ha, secondo me, la parte migliore; in DD fa più che altro un cameo, in questa serie tv è protagonista assoluto!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari