Intervista a Carlo Merlo, il Maestro delle star
Confesso che prima di intervistarlo non sapevo assolutamente chi fosse Carlo Merlo. Questo signore che sembra provenire da un'altra epoca è considerato non un maestro di recitazione come tanti, ma IL Maestro. Nella sua scuola è passata la maggior parte degli attori italiani di oggi e di ieri, tra cui Raoul Bova, Luigi Lo Cascio, Claudia Koll, Sergio Castellitto, Margherita Buy, Ennio Fantastichini, Massimo Venturiello, Sergio Rubini...
Autore di prosa e musical; Merlo ha seguito oltre 30.000 allievi, tra artisti e professionisti dello spettacolo; nel 1980, nel Campidoglio ha ricevuto il “Premio Personalità Europea” per il contributo dato al mondo artistico-culturale; nel 1985 è stato l’unico acting coach italiano contattato per preparare tecnicamente per la tragedia greca Robert De Niro, nel ruolo da protagonista dell’Edipo Re di Sofocle.
La chiacchierata è stata l'occasione per riflettere sul ruolo dell'attore nel cinema italiano.
Dell'intervista ho anche fatto un video, che posterò una volta montato. Intanto, se volete informazioni sulla scuola di Carlo Merlo, che si chiama Clesis, andate qua.
Quali sono le doti che deve avere un buon attore?
Per prima cosa deve considerare l’attore come una vera professione, quindi ci deve essere serietà, e poi bisogna avere un minimo di talento. Senza un minimo di talento nessuno al mondo gli dà niente. Però se c’è un minimo di talento, con una buona guida, una buona tecnica, senz’altro può intraprendere la carriera. Penso che il problema sia proprio questo: i ragazzi che vogliono diventare attori sono tantissimi, ma, come mi dicono i grandi agenti, non sono preparati. Molti credono che per fare questo mestiere bisogna avere un bell’aspetto, occhi belli, bel fisico. In Italia negli ultimi decenni purtroppo c’è questa grande ignoranza di considerare solo la parte esteriore. Prendiamo ad esempio l’attore americano Denny De Vito, altro 1.20, che nella recitazione è un genio, in Italia non potrebbe fare carriera o gli avrebbero fatto fare la parte di Pierino.
Com’è secondo lei la situazione degli attori in Italia?
Io penso che noi non abbiamo bisogno di niente, noi siamo discendenti di grandi maestri della scuola greca e di quella italiana che ha fatto grandissimi attori come la Duse. Non abbiamo nel mondo attori di spessore internazionale, parlo di un vero spessore, perchè andare a fare una particina in un film americano non è sicuramente la strada. Le prospettive sono buone se c’è una marcia in più, se si ha la fortuna di prepararsi bene, sempre che si abbia un minimo di talento. Allora può farcela, perchè ci sono tanti attori ma mediocri, appena esce uno che è preparato lo fanno lavorare.
Ci sono attori italiani che apprezza?
Sono diversi, tra quelli collaudati ci sono Rubini, Castellitto, Venturiello, la Buy, la Koll... persone che hanno lavorato con la mia scuola. Una giovane brava attrice, il cui padre ha lavorato con me, è Giovanna Mezzogiorno, che infatti fa film internazionali perchè è di un certo spessore.
In tutta questa confusione, cosa ne pensa, e che ruolo ha secondo lei la televisione?
La televisione è una cosa interessantissima. Io ricordo con piacere la televisione di una volta, quando all’ora di pranzo passavano le grandi opera teatrali. Adesso questo non sarebbe possibile, tutto è mediocre. Ma la colpa non è dei ragazzi, ma dei dirigenti, di noi anziani. Se chi comanda è mediocre, se la cultura italiana è in mano ai mediocri, non si possono aspettare prodotti buoni. Dobbiamo essere ottimisti, ma non penso le cose cambieranno tanto presto.
Quand’è che un attore può dire, “Ce l’ho fatta, sono un attore”.
Quando si prende questa strada artistica, si cerca sempre la perfezione. Paul Newman poco prima di morire diceva che adesso stava capendo cosa voleva dire essere un attore.
Quanto è lunga e tortuosa la strada per diventare attore?
Quando si fa quello che piace, non pesa. La vita di un attore è fatta di una continua ricerca per arrivare a quello che io chiamo “la sincerità nella finzione”.
Quel'è l'allievo che gli ha dato più soddisfazioni?
Gli allievi, non posso dire solo un allievo. Ho fatto cinquant'anni di carriera, girando il mondo, ce ne sono stati. Ma voglio parlare non di quelli arrivati, che sono al cinema, a teatro, in televisione, sulle pagine dei giornali, ma di quelli che sono bravi ma non sono mai arrivati, un po' perchè non hanno la forza di opporsi a certi giochi che ci sono nell'ambiente, un po' perchè non amano proprio questo ambiente. Ricordo una ragazza, fantastica, una di quelle che esprimeva senza parlare, ebbene viene da me dopo tre mesi e mi comunica che ha deciso di rinunciare, perchè pensava che l'ambiente fosse diverso. Ecco, in questo caso abbiamo perso una bravissima attrice.
Autore di prosa e musical; Merlo ha seguito oltre 30.000 allievi, tra artisti e professionisti dello spettacolo; nel 1980, nel Campidoglio ha ricevuto il “Premio Personalità Europea” per il contributo dato al mondo artistico-culturale; nel 1985 è stato l’unico acting coach italiano contattato per preparare tecnicamente per la tragedia greca Robert De Niro, nel ruolo da protagonista dell’Edipo Re di Sofocle.
La chiacchierata è stata l'occasione per riflettere sul ruolo dell'attore nel cinema italiano.
Dell'intervista ho anche fatto un video, che posterò una volta montato. Intanto, se volete informazioni sulla scuola di Carlo Merlo, che si chiama Clesis, andate qua.
Quali sono le doti che deve avere un buon attore?
Per prima cosa deve considerare l’attore come una vera professione, quindi ci deve essere serietà, e poi bisogna avere un minimo di talento. Senza un minimo di talento nessuno al mondo gli dà niente. Però se c’è un minimo di talento, con una buona guida, una buona tecnica, senz’altro può intraprendere la carriera. Penso che il problema sia proprio questo: i ragazzi che vogliono diventare attori sono tantissimi, ma, come mi dicono i grandi agenti, non sono preparati. Molti credono che per fare questo mestiere bisogna avere un bell’aspetto, occhi belli, bel fisico. In Italia negli ultimi decenni purtroppo c’è questa grande ignoranza di considerare solo la parte esteriore. Prendiamo ad esempio l’attore americano Denny De Vito, altro 1.20, che nella recitazione è un genio, in Italia non potrebbe fare carriera o gli avrebbero fatto fare la parte di Pierino.
Com’è secondo lei la situazione degli attori in Italia?
Io penso che noi non abbiamo bisogno di niente, noi siamo discendenti di grandi maestri della scuola greca e di quella italiana che ha fatto grandissimi attori come la Duse. Non abbiamo nel mondo attori di spessore internazionale, parlo di un vero spessore, perchè andare a fare una particina in un film americano non è sicuramente la strada. Le prospettive sono buone se c’è una marcia in più, se si ha la fortuna di prepararsi bene, sempre che si abbia un minimo di talento. Allora può farcela, perchè ci sono tanti attori ma mediocri, appena esce uno che è preparato lo fanno lavorare.
Ci sono attori italiani che apprezza?
Sono diversi, tra quelli collaudati ci sono Rubini, Castellitto, Venturiello, la Buy, la Koll... persone che hanno lavorato con la mia scuola. Una giovane brava attrice, il cui padre ha lavorato con me, è Giovanna Mezzogiorno, che infatti fa film internazionali perchè è di un certo spessore.
In tutta questa confusione, cosa ne pensa, e che ruolo ha secondo lei la televisione?
La televisione è una cosa interessantissima. Io ricordo con piacere la televisione di una volta, quando all’ora di pranzo passavano le grandi opera teatrali. Adesso questo non sarebbe possibile, tutto è mediocre. Ma la colpa non è dei ragazzi, ma dei dirigenti, di noi anziani. Se chi comanda è mediocre, se la cultura italiana è in mano ai mediocri, non si possono aspettare prodotti buoni. Dobbiamo essere ottimisti, ma non penso le cose cambieranno tanto presto.
Quand’è che un attore può dire, “Ce l’ho fatta, sono un attore”.
Quando si prende questa strada artistica, si cerca sempre la perfezione. Paul Newman poco prima di morire diceva che adesso stava capendo cosa voleva dire essere un attore.
Quanto è lunga e tortuosa la strada per diventare attore?
Quando si fa quello che piace, non pesa. La vita di un attore è fatta di una continua ricerca per arrivare a quello che io chiamo “la sincerità nella finzione”.
Quel'è l'allievo che gli ha dato più soddisfazioni?
Gli allievi, non posso dire solo un allievo. Ho fatto cinquant'anni di carriera, girando il mondo, ce ne sono stati. Ma voglio parlare non di quelli arrivati, che sono al cinema, a teatro, in televisione, sulle pagine dei giornali, ma di quelli che sono bravi ma non sono mai arrivati, un po' perchè non hanno la forza di opporsi a certi giochi che ci sono nell'ambiente, un po' perchè non amano proprio questo ambiente. Ricordo una ragazza, fantastica, una di quelle che esprimeva senza parlare, ebbene viene da me dopo tre mesi e mi comunica che ha deciso di rinunciare, perchè pensava che l'ambiente fosse diverso. Ecco, in questo caso abbiamo perso una bravissima attrice.
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