La terra trema (e la morte del giornalismo)



Questa notte una mano invisibile ha preso il mio letto, il mio armadio, il mio lampadario, le mura della mia casa, e ha iniziato a scuotere e scuotere e scuotere... dentro di me dicevo "Adesso finisce... adesso finisce...", ma non finiva... non subito per lo meno. Ho acceso la luce e sono andato nell'altra stanza, dove erano i miei genitori.

Roma e la sua Provincia si stava svegliando drammaticamente. Persone per strada, luci accese negli appartamenti, cani che abbaiano, antifurti e allarmi che suonano.

Per la prima volta ho visto il panico negli occhi di mio padre. Lui, originario di Salerno, ha già vissuto una simile situazione: era il 23 novembre del 1980, la Campania fu scolvolta da un’onda sismica del settimo-ottavo grado della scala Mercalli. I miei nonni evacuati, la loro casa danneggiata per sempre, abbattuta, ricostruita dopo anni. Ho ricordi vaghi, ma sono ricordi impressi a fuoco nella mente di un bambino.

Stanotte ho cercato informazioni, notizie, spiegazioni, ma nè la televisione nè i siti delle agenzie di stampa riportavano notizie. Mi dicevo che non era possibile, che doveva essere successo qualcosa di grave, se non a Roma, da qualche altra parte. Ma i giornalisti forse dormivano.
Ho acceso la radio, la radio che mi accompagna da più di 15 anni nella mia vita, Radio Rock, e ho iniziato a visitare forum e blog di ragazzi italiani, molti erano svegli, molti si chiedevano cosa fosse successo, alcuni tentavano delle spiegazioni, alcuni dicevano di sapere, ma l'informazione era lenta, lacunosa, assonnata e quasi svogliata.
Radio Rock, con il coraggio di sempre, ha invece aperto i microfoni alle persone, un fiume in piena di sensazioni, inquietudini, domande, preoccupazione, allarme, lacrime. La vera informazione, come dovrebbe essere fatta, come pochi fanno: la radio ha dato non solo informazioni, ma ha formito supporto, conforto, solidarietà, notizie fatte dai cittadini per i cittadini, un servizio che nessuno più dà, che i giornalisti preoccupati di timbrare il cartellino, prendere lo stipendio, maneggiare quattro comunicati stampa e cazzeggiare su Facebook in redazione hanno dimenticato da tempo. Un giornalismo che non striscia sul web (in casi di calamità la connessione è la prima ad andarsene), non va in televisione (non subito per lo meno), ma un giornalismo fatto per la strada, una rete di connessioni che attraverso l'etere raggiunge le persone, ovunque siano, e gli dice che non sono sole...

Un "vecchio" mezzo come la radio è arrivato per primo, ha fornito un servizio, e ha dimostrato cuore e palle. L'informazione, la nuova informazione, fatta con i nuovi mezzi, si è dimostrata incapace, inetta, lenta.



Radio Rock organizza una raccolta pro Abruzzo: tutti i generi alimentari in scatola (non deperibili), vestiario (no stracci) Medicine: aspirine antibiotici ecc.. NO SOLDI! punto di raccolta è martedì 7 aprile a Radio Rock via Gabrielli di Montevecchio 4/6 dalle 9,30 alle 18.00. I furgoni partono mercoledi/giovedì mattina. Chiamare 3933213321 marcellocaponi@radiorock.it

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