Roma, Pasolini e La Periferia



La Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e Assessorato alle Politiche del Lavoro e della Formazione, in collaborazione con Rosetta Film presentano in prima nazionale i docu-film di Roberta Torre.

La notte in cui è morto Pasolini: un’intervista esclusiva a Pino Pelosi, risultato di un lungo e duro lavoro della regista con l’unico indagato per l’omicidio di Pasolini. Il 2 novembre 1975 in un piazzale sterrato dell’Idroscalo di Roma viene ucciso PierPaolo Pasolini, scrittore, regista, poeta. Il 26 aprile 1976 nel processo di primo grado Pino Pelosi viene condannato come unico esecutore dell’omicidio Pasolini. Oggi Pino Pelosi indica i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino come autori del delitto. Oltre le molteplici verità di Pino Pelosi tante sono ancora le ombre che restano su uno degli episodi più oscuri e dolorosi della storia italiana. Questo è il racconto di quanto è accaduto quella notte all’Idroscalo dalla voce di chi per ultimo ha visto vivo Pier Paolo Pasolini.

Itiburtinoterzo:
un film documentario sulla periferia di Roma: interviste ai “ragazzi di vita” di oggi. Tiburtino III è un noto quartiere popolare di Roma, una “riserva indiana” dove vivono ragazzi cresciuti con il mito della bella vita fatta di soldi facili, cocaina a fiumi e notti passate sul G.R.A. a guidare senza meta. Nello sfondo Roma e le sue tante strade, il suo presente e futuro carico di aspettative, come se fosse un miraggio lontano. È un mondo dove il futuro è il tempo che non si sa se verrà mai e dove solo il presente vale qui e ora. In questa corsa verso l’ignoto i “nostri” ragazzi di vita si raccontano, ridono, piangono, aspettano, pensano ai sogni che avevano da ragazzini e alle aspettative che hanno oggi, alle rapine, alle donne, alle partite di pallone che facevano solo uno o due anni prima. Ora la galera è una delle possibilità sicure, l’altra non si sa nemmeno se esista. Questi ragazzi di vita alle soglie del terzo millennio hanno forse fin troppo in comune con quelli di
Pierpaolo Pasolini.

I due documentari sono nati come “materiale di lavoro” per uno spettacolo
teatrale, K, Atti Relativi (nome della sigla del fascicolo giudiziario del
caso Pasolini), prodotto da Accademia Perduta, per la regia di Roberta
Torre. Lo spettacolo debutterà nel giugno del 2010. Benchè in origine
fossero materiali di lavoro, alla fine hanno acquisito una loro autonomia, una vita propria, una forma compiuta.

A partire dai due documentari prodotti da Rosettafilm e Accademia Perduta
l'obiettivo è quello di dar vita ad un evento che sarà occasione per un
confronto e una riflessione sui temi della periferia e della questione
giovanile. A partire dai due documentari di grande forza visiva e di
straordinaria potenza si proverà a fare un quadro della contemporaneità e
della condizione giovanile dentro e fuori le periferie, intese come
periferie del mondo e periferie dell'Anima.

Note della regista:

“Quando ho chiesto a Pino Pelosi che cosa legasse a lui Pasolini lui mi rispose: Forse aveva visto in me quello che lo poteva uccidere. Devo dire che questa affermazione mi colpì molto proprio perché è una frase di potente intuizione pronunciata da un uomo rozzo e ignorante come lui. Certo una cosa simile mi ha fatto pensare immediatamente alle cose che avevo letto di Zigaina, amico di Pasolini che ha più volte raccontato di come tutta la sua vita fosse disseminata di segnali profetici, quasi un percorso verso la propria morte e di come lui stesso avesse organizzato quella fine, quasi come ultima messa in scena e del resto questo sarebbe anche stato già detto proprio in quei versi di Pierpaolo Pasolini che recitano:

Proprio perché è festa e per protesta voglio morire di umiliazione voglio che mi trovino morto con il sesso fuori con i calzoni macchiati di seme bianco tra le saggine laccate color sangue.

Insomma quello che ho voluto incontrare è stato un corpo più che un uomo, in questo caso il Pelosi, che è stato il Giuda di questa storia e che ha condotto Pasolini al compimento di quello che era il suo destino. Quello che ho trovato, in quasi due anni di incontri, è un relitto di un uomo che a tratti sembra abitato, come posseduto da un fantasma che gli fa dire: “la cocaina oggi non ha più quel sapore soave” per poi tornare nel suo mondo di dinosauro di periferia.

I ragazzi di vita di oggi, non hanno molto in comune con lui e quelli di una volta. Li ho voluti incontrare in un quartiere come Tiburtino Terzo, li ho conosciuti e ho parlato con loro nel corso di quasi due anni, ascoltando le loro storie di quotidiana umanità che li rendevano perfetti attori di quelle profetiche intuizioni che Pasolini aveva avuto sul futuro di ogni possibile Gennariello.”

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