Gli scrittori non muoiono mai. Omaggio a Sepúlveda
Oggi è morto Luis Sepúlveda.
"Strano", ho pensato all'inizio quando ho letto per le prime volte i titoli dei giornali e poi la notizia ha iniziato a circolare per i social.
Gli scrittori, ho sempre pensato, sono immortali. E quelli che ami lo sono di più. Lo è Sepulveda, come lo è King, Ellroy, Gaiman, Barker, Carlotto, Lansdale, tanto per citare i primi titoli che vedo alzando gli occhi sulla libreria sopra la mia scrivania.
Il secondo pensiero è stato una stilettata che mi ha trafitto il cuore e mi ha fatto lacrimare gli occhi: ed è la semplice banale realtà che nessuno è immortale e allora ho pianto per tutte le parole perse che non verranno mai più scritte, tutte le storie, tutte le avventure, tutti i drammi e le testimonianze che la morte si è portata via insieme all'uomo.
Il terzo pensiero è stato quello di prendere in mano un suo libro, ammirarne la copertina, leggere la straordinaria bio, sfogliarne le pagine, leggerne alcune parole, osservare la foto di copertina come se potesse rivelare chissà cosa. Ho preso Patagonia Express, uno dei miei preferiti.
Poi ho pensato alla prima volta che ho letto la gabbianella e il gatto. Me lo prestò un amico, Federico, e alla fine della lettura, preso dall'entusiasmo, gli mandai un sms - si, si usavano ancora gli sms perchè non avevano ancora inventato WhatsApp - e gli scrissi una cosa del tipo che bisognava tatuarsi sulla pelle le ultime righe del libro. E se non sapete di cosa io stia parlando, perdonate la scortesia ma vi pregherei di uscire dal blog e procurarvi subito una copia del libro e leggerlo immediatamente.
Non mi soffermo sulla vita incredibile di Sepúlveda, piena di sofferenze, ma anche piena di avventure e d'amore.
Non mi soffermo sulla sua scrittura, così piena di grazia, leggerezza e profondità.
Quello che mi rimarrà sono le storie che mi ha raccontato, i posti in cui mi ha portato, le terribili crudeltà che mi ha fatto vivere, i popoli che mi ha fatto conoscere, il coraggio di battersi per quello in cui si crede, la libertà che ha saputo farmi respirare con le sue parole.
Ma soprattutto gli scrittori che ami hanno la forza di non farti sentire mai solo. E Sepúlveda era una magnifica compagnia.
E si, nonostante la tristezza penso ancora con più forza che gli scrittori che ami non muoiono mai. Perché sono come i sogni: "irrinunciabili, ostinati, testardi e resistenti".
Ho ancora vicino a me Patagonia Express. La fine di quel libro mi ha sempre compito molto.
Lo scrittore è accompagnato da tutti i fantasmi dei suoi amici, e scrive che “…l’eco dei miei passi si moltiplicava. Non sarei stato mai più solo. Coloane mi aveva passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte le latitudini che abitano la Patagonia e la Terra del Fuoco, i suoi marinai e i suoi vagabondi del mare. Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un magnifico esercizio”.
Ancora una volta: buon viaggio, e grazie.
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